Agostino Maria Greco
Anche nei riti delle Esequie cristiane, il canto e la musica rivestono una funzione fondamentale.
In un momento in cui la distanza fra la dolorosa esperienza di vita e il carattere proprio del rito può apparire incolmabile, il canto riassume efficacemente la ricchezza contraddittoria del rito esequiale vissuto dai cristiani. Non è facile, infatti, cantare il mistero della Pasqua mentre si vive in profondità il mistero di una separazione che non può che apparire inaccettabile agli occhi umani.
Come si può cantare quando nella nostra società si stigmatizza la morte e diventa faticoso persino parlarne? Perché chiamare in gioco la musica, tipico sintomo di gioia, quando nella nostra esperienza umana conosciamo proprio gli antipodi della gioia?
Eppure proprio in un contesto così difficile emerge un carattere peculiare del canto e della musica quale espressione della consolazione e della Pasqua, a partire da due versanti:
- su quello antropologico, è noto come la musica abbia la capacità di mitigare le passioni dell’animo umano con una valenza terapeutica e anestetica; gli studi di neuroscienza mostrano come la musica provochi nell’organismo il rilascio di dopamina (neurotrasmettitore associato a stati di benessere), stimoli l’amigdala (l’ “archivio” della nostra memoria emozionale) e attivi il cervelletto (organo che, tra l’altro, presiede a gestire la coordinazione fra il fluire interiore del tempo, gli impulsi e il movimento);
- sul versante teologico, ma assumendo quello antropologico, la musica può essere considerata:
- a. dono pasquale del Risorto, esercitando il quale si proclama implicitamente la fede nella risurrezione e la certezza che il Cristo ha vinto la morte; il canto diventa dunque gesto di fiducia e caparra di consolazione, segno che rende testimonianza di carità a chi è nel dolore e testimonianza di fede verso chi partecipa al rito ma rimane “indifferente” nei suoi confronti;
- b. esperienza comunitaria, che mette l’assemblea al centro produttivo e ricettivo dell’animazione musicale; in questo modo chi è colpito dal lutto è “avvolto” dalla solidarietà di un gruppo di persone ministerialmente articolato all’interno della comunità;
- c. eco dell’annuncio del regno di Dio, e dunque dotato di una funzione prolettica, ossia di anticipazione del silenzio sonoro dell’eternità, quando Dio sarà “tutto in tutti”[1].
L’animazione del rito delle Esequie, delicato momento di sintesi tra la vicenda personale di un defunto e il vissuto comunitario dell’assemblea che lo saluta celebrando il mistero di Cristo morto e risorto, richiede dunque anche dal punto di vista dell’animazione musicale una notevole cura da parte di coloro che si dedicano a questo servizio. La presenza di un coro – che può naturalmente consistere anche in poche persone che si facciano carico del sostegno dell’assemblea e del dialogo con essa – è ritenuta a questo proposito del tutto auspicabile.

L’Appendice Musicale del Rito delle Esequie
Tra le novità più evidenti della seconda edizione italiana del Rito delle Esequie (RE) pubblicata nel 2012 va senza dubbio annoverata anche la corposa Appendice Musicale, che propone – insieme a una succinta scelta di canti latini della tradizione gregoriana – un’intonazione di tutti i salmi, i responsori e le antifone che occorrono durante il rito, così come dei salmi responsoriali previsti dall’apposito Lezionario. Le Precisazioni d’altronde sono chiare: «Per quanto è possibile, è bene che le esequie siano celebrate con il canto» (n. 4).
Le melodie allegate al rituale sono state approntate con l’obiettivo di servire il rito sia attingendo al Repertorio Nazionale di canti per la liturgia, sia componendo semplici brani che rispettassero rigorosamente la forma e la funzione di ogni testo intonato e che risultassero eseguibili pressoché da ogni tipo di assemblea. L’obiettivo consapevole della proposta è dunque non quello di provvedere opere d’arte individuali e caratterizzate, bensì di fornire proposte ecclesiali e dignitose per una celebrazione sempre più autentica e sinfonica, parlante in tutte le sue dimensioni e in tutti i linguaggi che concorrono a darle forma, entro i quali il canto e la musica sono certamente tra i più incisivi.
Per rendere ancora più efficace la proposta e per facilitarne l’apprendimento da parte di presbiteri, diaconi e animatori, il coro “Giovanni Maria Rossi”, su incarico dell’Ufficio Liturgico Nazionale, realizzò, in concomitanza alla pubblicazione della nuova Appendice musicale, un CD didattico nel quale sono incise tutte le musiche su testo italiano incluse nel Rituale. Anche in questo caso l’esecuzione intende essere primariamente funzionale all’apprendimento, ed è pertanto proposta in una semplice alternanza solo/assemblea accompagnata dal solo organo. Sta poi alla competenza degli animatori, a seconda delle necessità e delle opportunità locali, proporre ogni brano nella veste musicale più adatta a suscitare la partecipazione uditiva e fattiva della concreta assemblea.
L’accompagnamento d’organo, parte integrante del sussidio e del Rituale, è stato resa disponibile in un fascicolo a parte, intitolato Rito delle Esequie. Libro degli accompagnamenti[2].
Il canto dei Salmi
Le prime valutazioni di repertorio si volgeranno dunque ai salmi consigliati da tutta la lunghezza del rituale, di cui la seguente tabella[3] in fondo a questo contributo, permette di apprezzare distribuzione e ricorrenza[4]:
L’Appendice musicale del Rito delle Esequie prevede un notevole numero di salmi che fungono da cornice sonora dei momenti che precedono e seguono la messa esequiale. è bene che gli animatori del canto abbiano buona confidenza con i testi e le musiche previsti per i tempi di processione e di raccoglimento (veglia, recita del Rosario…).
La tabella sotto riportata permette di cogliere con un rapido sguardo la loro distribuzione nelle fasi rituali, al fine di saperli inserire nel momento più adatto.
Va da sé che la natura dei testi salmici e la verità della loro proclamazione ne esigono di norma il canto. Tutti i salmi indicati nel Rito trovano intonazione nell’Appendice musicale con antifone o ritornelli appropriati, alcuni di nuova composizione, altri tratti da Nella Casa del Padre o dal Repertorio Nazionale.

Il canto di commiato: i Responsori
L’intervento sonoro più importante del rito, tuttavia, è il canto di commiato durante l’ultima raccomandazione che ha luogo al termine della messa esequiale, che il Rito delle Esequie n. 10 stabilisce sia «un canto che si presti, per il testo e la melodia, a essere eseguito da tutti, in modo che tutti lo sentano come un momento culminante del rito» – un momento culminante in senso teologico, naturalmente, e non soltanto musicale o emotivo – e che qualifica quasi indispensabile l’annotazione, unica in tutto il corso del rituale «Se proprio non è possibile eseguire un canto…».
La prima alternativa proposta dal testo ufficiale è l’antico responsorio Subvenite, sancti Dei (Venite, santi di Dio, RE nn. 82, 106), intonato nell’Appendice musicale a pag. 67. Un’altra possibile si trova nel Repertorio Nazionale 342 e un’altra in Lodate Dio[5] 696.
Sono però possibili differenti responsori già dalla tradizione medievale, caratterizzati dal tema dell’accoglienza divina, con i conseguenti rinvii ai campi semantici della luce, della misericordia e del perdono. A questo tema si affianca quello del commiato da parte della comunità cristiana.
L’Appendice musicale contiene le intonazioni dei cinque responsori proposti nel Rito:
- Accogli, Signore (nn. 51, 83, 101, 169);
- Tu da sempre, Signore, mi conosci (nn. 51, 83, 101)
- Io credo: il Signore è risorto (nn. 51, 83, 101, 148)
- Lazzaro era morto (nn. 51, 83, 106)
- Vieni, Signore, vieni a liberarmi (nn. 51, 83, 106).
Ovviamente, come sovente accade, il Rito dice che «si possono eseguire altri canti adatti». In quest’ultima categoria, il Repertorio Nazionale propone i seguenti canti, tutti meritevoli di attenzione e utilizzo:
- Io credo: risorgerò (Stefani, RN 328 e CdP 600), quasi una sintesi del terzo e del secondo responsorio che nel ritornello assume il carattere di una professione di fede che lo rende adatto ad esprimere una corale professione di fede prima e dopo la sepoltura;
- Entra nella gioia servo buono e fedele (Rainoldi, RN 319)
- Io credo: il mio redentore vive (Donella, RN 327);
- Nella sera della vita (Martorell, RN 333)
- Tu vivrai nella luce di Dio (Corio, RN 337)
- Ultimo A Dio (Lasagna, RN 339 e Vanzin, RN 340)

Le antifone
Dopo l’orazione al termine del rito di commiato, mentre il corpo del defunto viene prelevato per essere condotto al luogo della sepoltura, il Rito colloca tre antifone. L’utilizzo di questi preziosissimi testi va in ogni modo incentivato.
- In Paradiso (nn. 85, 88, 108, 153)
- Ti accolga il coro degli Angeli (nn. 85, 88, 108, 153)
- Io sono la risurrezione e la vita (nn. 85, 88, 108, 153)
Con queste antifone il popolo di Dio che prosegue il proprio percorso terreno proclama la propria fede nella risurrezione e consegna agli angeli, ai martiri e ai poveri del Signore il fratello e la sorella che si accinge a varcare la soglia della santa Gerusalemme. Queste antifone possono essere eseguite singolarmente o in successione; viene suggerito di cantare il salmo 117 (118) o il cantico Benedictus con i moduli salmodici allegati ad esse nell’Appendice musicale.
Oltre alle melodie su testo italiano proposte nell’Appendice stessa (pagg. 77-79), si può ricorrere ad altri canti adatti:
- In paradiso (Stefani – Machetta, RN 324 e CdP5 599; oppure Golin, RN 323; o Picchi, RN 325);
- Chi vive e crede in me (Martorell, RN 317).
Canti latini
Nella quarta parte dell’Appendice musicale sono proposti anche alcuni canti in lingua latina per un’adeguata valorizzazione del canto gregoriano in quando canto proprio della liturgia romana (Sacrosanctum Concilium, n. 116). Si tratta dell’antifona d’ingresso Requiem aeternam (con il salmo 64,2-5), dell’antifona di comunione Lux aeterna (con il salmo 129), del responsorio per l’ultima raccomandazione e saluto Subvenite, Sancti Dei, delle antifone finali In paradisum, Chorus angelorum, Ego sum resurrectio et vita.
Salmi responsoriali
Nella quinta e ultima parte dell’Appendice musicale, le intonazioni dei Salmi responsoriali proposti dal Lezionario per le celebrazioni esequiali.

Conclusioni
Recependo nelle nostre comunità l’Appendice musicale del Rito delle Esequie, che ha l’autorevolezza della designazione nazionale, o almeno misurandosi con i testi del rito e cantandoli, la celebrazione delle esequie cristiane non mancherà di riecheggiare la «vivezza del linguaggio biblico e la spiritualità di quello liturgico» raccomandate dal Rito delle Esequie stesso al n. 12.
La celebrazione riuscirà, nel contempo, a essere attenta all’oggi, sollecita della sorte di chi è uscito dal tempo umano e insieme premurosa verso chi vi è rimasto, colpito negli affetti e magari nella fede. Secondo la tradizione più solida della liturgia romana, insomma, i canti delle esequie dell’attualità, passati al vaglio di scelte consapevoli e di realizzazioni intelligenti, potranno aspirare a essere (di nuovo) ciò che sono stati, in antico, i corrispettivi della storia: la vivente colonna sonora di un esodo pasquale, secondo una felice citazione di Rouillard: «il defunto sperimenta la sua uscita dall’Egitto e il suo ingresso nella Terra Promessa dove è accolto dagli angeli e dai santi. Il corteo funebre è una processione che canta mentre conduce il defunto dalla sua dimora terrena alla Gerusalemme celeste, facendo tappa in chiesa, a mezza strada cioè tra la terra e il cielo. Durante questo viaggio il cristiano non è solo: alla partenza, la comunità della terra lo accompagna il più lontano possibile, e all’arrivo egli è accolto dagli abitanti del cielo, ossia da coloro che quel tragitto hanno già compiuto prima di lui – i santi e i martiri invocati nelle antifone -, dagli inviati del padrone di casa – gli angeli – e, alla fine, dal padrone di casa in persona»[6].

NOTE
[1] Cfr. D. Sabaino, Celebrazione della Pasqua, ministero del conforto. Canto e musica nei riti delle esequie cristiane, in «Rivista Liturgica», 99/1 (2012), 164-181.
[2] Oggi Libro degli Accompagnamenti e CD sono reperibili in versione digitale sul sito dell’Ufficio Liturgico Nazionale:
[3] Cfr. D. Sabaino, Animazione e regia musicale delle celebrazioni. Note di metodo e di merito, CLV-Edizioni Liturgiche, Roma 2008, 194.
[4] Cfr. Rito delle Esequie, nn. 29, 37, 41, 50, 54, 55-56, 83-85, 102-104, 121-124, 150-152, 159-166.
[5] Lodate Dio, Centro di Liturgia – Edizioni Carrara, Lugano-Berbano 1985.
[6] Cfr. P. Rouillard, «l riti dei funerali», in Anàmnesis. Introduzione storico-teologica atta liturgia, vol. 7, I Sacramentali e le Benedizioni, a cura di I. Scicolone et al., Marietti, Genova 1989, 205.